di Enrico Pellegrini
Lussemburgo – In un recente pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea (giudizio C-218/22 – Comune di Copertino) è stata scritta una nuova pagina nelle normative che riguardano il trattamento delle ferie non godute nella pubblica amministrazione italiana. La decisione, che arriva direttamente dalla sede della Corte a Lussemburgo, sta già facendo discutere in tutta Italia.
Il caso in questione riguarda un ex funzionario del Comune di Copertino, in provincia di Lecce, l’ingegnere Antonio Giuseppe Verdesca. Dopo le sue dimissioni volontarie per il prepensionamento, l’ingegnere ha richiesto un’indennità per i 79 giorni di ferie annuali non godute. Una richiesta che, secondo la legislazione italiana attuale, non trova riscontro, in quanto prevede che i dipendenti pubblici non possano monetizzare le ferie non utilizzate.
La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea tuttavia stabilisce un importante precedente: i lavoratori hanno diritto a un’indennità finanziaria per le ferie annuali non godute. Questo verdetto contrasta con la normativa italiana, in particolare con un decreto legge del 2012, introdotto sotto il governo Monti per ridurre la spesa pubblica, che vieta esplicitamente tale monetizzazione.
Le implicazioni di questa sentenza sono notevoli. Come evidenziato dalla sindaca di Copertino, Sandrina Schito, in un’intervista al Corriere della Sera, l’applicazione di questa decisione potrebbe portare a notevoli difficoltà finanziarie per i bilanci dei Comuni, qualora tutti i lavoratori con ferie non godute avanzate facessero richiesta dell’indennità.
La decisione di Lussemburgo apre quindi la strada a numerosi casi similari in Italia, potenzialmente rivoluzionando la gestione delle ferie non godute nel settore pubblico. Il caso di Copertino potrebbe essere solo l’inizio di una serie di richieste di compensazione per le ferie non utilizzate, modificando radicalmente l’approccio alla gestione delle risorse umane nella pubblica amministrazione.
